19 marzo 2023 - S. Giuseppe
Solennità di s. Giuseppe
Centocinquant’anni fa Pio IX nel decreto «Quemadmodum Deus» (8 dicembre 1870) e nella lettera apostolica «Inclytum Patriarcham» (7 luglio 1874) affida la Chiesa alla protezione di San Giuseppe e lo proclama «Patrono della Chiesa universale». In occasione del 150° della dichiarazione, papa Francesco ha inviato ai cattolici una lettera apostolica dal titolo Patris corde (con cuore di Padre) con l’intento di ravvivare il culto e di fissare l’attenzione sull’umile falegname che dopo Maria è stata la creatura umana più vicina a Gesù.
Domenica 19 marzo, la solennità del san Giuseppe, vista la concomitanza con la IV di Quaresima, sarà celebrata lunedì 20 marzo nel corso della s. messa delle ore 19 con la recita della preghiera di intercessione a s. Giuseppe. L'occasione è rivolta a tutta la comunità guadense, in modo particolare ad animatori, capi scout, catechisti affinchè successivamente possano far conoscere un po’ di più la figura del padre custode di Gesù.
Preghiera di intecessione di San Giuseppe
San Giuseppe, il "disobbediente" che si prese cura di Gesù
da Famiglia Cristiana: il cardinale e biblista Gianfranco Ravasi
La giustizia di San Giuseppe è accoglienza della volontà divina
È Matteo che pone particolare attenzione alla figura dello sposo di Maria, offrendoci un ritratto squisito, indimenticabile, di Giuseppe. Infatti il primo Evangelista ci descrive come egli, dapprima, di fronte all’inattesa gravidanza della promessa sposa, vorrebbe uscire rispettosamente da una storia più grande di lui, senza opprimere con la sua presenza quella giovane donna che egli ama profondamente, e quel misterioso bambino che ella attende: “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto”.
Essendo tuttavia uomo “giusto” – perché disponibile a compiere gioiosamente e fedelmente la volontà divina – subito dopo, obbediente alla parola di Dio, consegna la propria vita a un progetto che lo trascende, con l’accettazione del comando di prendere con sé Maria. Ecco la giustizia di Giuseppe, che non è semplicemente quella derivante dall’osservanza scrupolosa dei comandamenti, ma la giustizia che è ricerca integrale della volontà divina, accolta con obbedienza piena. Attraverso questa obbedienza inizia per Giuseppe una vita nuova, con prospettive assolutamente insospettate, e con la scoperta di un senso più profondo del suo essere sposo e padre. Rimarrà così accanto alla sua donna quale sposo fedele, e a quel bimbo quale figura paterna positiva e responsabile. L’assunzione di questa responsabilità è espressa attraverso il fatto che è Giuseppe – secondo l’ordine angelico – a dare il nome di Gesù al figlio generato da Maria. L’atto del dare il nome significa che egli conferisce a quel bambino la sua identità sociale e che, proprio per questo, Gesù può essere riconosciuto quale vero discendente di Davide, così come esige la natura del Messia atteso. Questo bimbo è dunque consegnato alla responsabilità e all’amore di Giuseppe e, attraverso di lui, Dio consegna alla storia umana il più grande pegno della sua fedeltà, colui che è l’“Emmanuele”, il “Dio-con-noi”, profetizzato da Isaia. Certamente tutto ciò è avvolto nel mistero di Dio, al quale si accede solo con la fede. Ebbene, anche in questa eccelle Giuseppe, definito, proprio per la sua fede, con l’appellativo sobrio e grandioso, di “uomo giusto”.
Custodisce e si prende cura di Gesù anche nel pericolo
Ma c’è un particolare che risulta davvero intrigante: quando l’angelo comanda a Giuseppe di rifugiarsi in Egitto per sottrarsi alla minaccia di Erode, il testo evangelico annota che Giuseppe “destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte, e fuggì in Egitto”. Questa “notte” non è soltanto un’indicazione cronologica delle circostanze della fuga precipitosa, ma segnala la prontezza dell’obbedienza di Giuseppe, e assume lo spessore simbolico del tema della notte nei testi biblici. In questo senso Giuseppe emerge davvero come padre di Gesù, non nell’aspetto biologico, ma nel significato più profondo: il padre è infatti colui che custodisce, protegge, apre il cammino. Il genitore è la figura umana che illustra al meglio quello che significa il prendersi cura da parte di Dio della nostra fragilità. Ebbene, Giuseppe è il padre che non soltanto custodisce e provvede al bambino quando è giorno, quando tutto è facile, scontato e solare; egli lo prende con sé nella notte, quando le difficoltà sembrano avere il sopravvento, ed espandersi le tenebre del dubbio, dell’agguato e del terrore. Alla dolcezza della madre e alla debolezza del bambino, egli accompagna la fermezza della sua presenza e dedizione. Giuseppe sa muoversi anche nella notte, mentre tiene fermo il ricordo del giorno, quel giorno che egli ha conosciuto vivendo una vita nella giustizia, cioè in un atteggiamento orante e obbediente davanti a Dio. Giuseppe non ha giocato al ribasso, a tirarsi indietro, a puntare sulle proprie comodità e sicurezze, ma ha preso con sé il bambino e Maria, diventando così per loro come un simbolo concreto, visibile, di quel Padre buono, di quel Dio che ha cura di tutti, di cui Gesù parlerà nell’Evangelo.